Le opportunità di M&A nel settore energetico

La nuova edizione del magazine European Corporate Insight redatto dai professionisti Andersen analizza l’andamento degli investimenti M&A nel settore energetico europeo. Inoltre, i team europei di Corporate and M&A e di Energy della nostra associazione approfondiscono le novità delle normative unionali e nazionali, fornendo una guida completa sulle misure introdotte per contrastare la crisi energetica e sui regolamenti fiscali di 15 Paesi.

L’interesse verso le fonti di energia rinnovabile ha rappresentato negli ultimi anni uno degli elementi trainanti lo sviluppo del settore M&A, non solo per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS), ma anche per la necessità di raggiungere l’indipendenza energetica. A tal fine, durante lo scorso decennio l’Europa ha investito 80 miliardi di dollari, diventando la seconda potenza mondiale in questo settore, dopo la Cina. Tuttavia, ciò non è bastato ad attenuare gli effetti della crisi causata dalla pandemia e dal conflitto russo-ucraino, che ha portato i prezzi dell’energia a crescere di oltre il 50% in un anno. Nell’ultimo periodo, le istituzioni europee si sono dunque attivate per mettere a punto misure e riforme in grado di tutelare l’accesso all’energia per tutti i cittadini, la cui corretta comprensione è di fondamentale importanza per chi investe in questo ambito.

I professionisti italiani Natascia Alesiani, Edoardo Fea, Marco Giorgi e Alberto Trainotti hanno contribuito attivamente alla realizzazione dello European Corporate Insights.

Come sono state influenzate dalla crisi le transazioni M&A in Italia?

Durante la pandemia il governo italiano ha adottato diversi provvedimenti legislativi riguardanti, direttamente o indirettamente, la ristrutturazione aziendale. Infatti, tutti i decreti legge che si sono succeduti da febbraio 2020 hanno introdotto misure per supportare le aziende colpite dall’emergenza sanitaria.

In particolare, è stata rimandata l’attivazione del nuovo Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, prevista inizialmente per il 15 agosto 2020 ed effettivamente entrata in vigore il 15 luglio dopo l’integrazione del Decreto Legislativo 83/2022 del 17 luglio 2022. L’introduzione del nuovo codice porta a un cambiamento di prospettiva, dato che il suo obiettivo è quello di garantire la continuità aziendale e individuare tempestivamente le difficoltà finanziarie ed economiche, offrendo ai team di gestione soluzioni per superare la crisi, proprio come richiesto dal Direttiva europea sulla ristrutturazione e l’insolvenza. Sono dunque stati introdotti nuovi strumenti per superare la crisi nel minor tempo possibile, come la composizione negoziata della crisi.

In che modo le istituzioni locali stanno gestendo i regolamenti sull’insolvenza in questo periodo? Sono state implementate misure ad hoc in risposta alla crisi?

Durante l’ultimo quadrimestre i risultati del mercato M&A hanno riflesso l’incertezza dell’economia internazionale. In Italia, durante i primi mesi del 2022, rispetto ai primi nove mesi del 2021, è stato registrato un calo del 14% delle operazioni di M&A formalmente chiuse. Tuttavia, considerata l’incertezza geopolitica e il generale rallentamento dell’economia globale, i risultati raggiunti possono comunque considerarsi soddisfacenti. La chiusura di importanti accordi nel terzo trimestre del 2022 ha attenuato il rallentamento registrato a metà anno, mentre si può confermare una flessione dei volumi causata dallo scenario macroeconomico e geopolitico che ha portato gli operatori, soprattutto industriali, a rallentare e rinviare molte operazioni. I costi dell’energia sono triplicati, soprattutto per la vendita al dettaglio, le acciaierie, l’industria della ceramica e le attività relative alla catena del freddo. Si tratta di aziende che normalmente hanno costi energetici equivalenti al 3-4% sulle vendite, ma questo tasso si è quasi raddoppiato nell’ultimo periodo.

Questa situazione influenza il mercato M&A sotto diversi aspetti:

  • l’andamento negativo dei prezzi riduce i moltiplicatori con cui è calcolato il valore delle compagnie
  • la contrazione della redditività delle aziende e della loro capacità di generare liquidità ha un ulteriore effetto negativo sulle valutazioni
  • le pressioni sulla struttura dl capitale causa l’aumento dei tassi di interesse, portando gli investitori ad agire con maggiore cautela.

Tuttavia, stando alle analisi di mercato, le realtà italiane continuano ad essere attraenti per gli investitori internazionali. Resta comunque difficile fare delle stime per il prossimo periodo, dato che l’andamento del settore dipende prevalentemente dall’impatto delle misure governative sul costo dell’energia, dall’andamento del conflitto e dal grado di apertura attribuito all’Italia dai governi stranieri considerati i risultati delle ultime elezioni.

Quali misure fiscali sono state messe in atto dalla giurisdizione italiana in risposta alla crisi energetica?

La situazione europea ha reso urgente l’adozione di misure fiscali internazionali e nazionali volte a mitigare gli effetti della crisi. In questo contesto, il 30 settembre 2022 i governi dell’UE hanno deciso di tassare i profitti inattesi delle compagnie petrolifere e produttrici di gas, limitare i ricavi dell’energia e ridurre gli introiti dei produttori di energia eolica, solare e nucleare.

A livello nazionale sono state introdotte una serie di normative a sostegno dei consumatori e delle imprese. In particolare, è stata posta particolare attenzione sulle modalità per sostenere le famiglie a basso reddito e sono stati emessi diversi bonus sociali a vantaggio di persone con disagio fisico. Inoltre, sono stati previsti numerosi sussidi straordinari concessi sotto forma di crediti d’imposta per l’attività delle imprese energivore e gasivore e per l’acquisto di energia elettrica e gas naturale per tutte le aziende italiane, sia energivore che non energivore.

Le Comunità energetiche rinnovabili (Cer): un nuovo sbocco per l’industria delle energie rinnovabili

La revisione della Direttiva sulle energie rinnovabili dell’Unione Europea UE/2018/2011 (RED II), entrata in vigore nel 2018 e integrata dalla Direttiva sul mercato interno dell’energia elettrica, ha avviato l’attuazione del Pacchetto energia pulita. L’attivazione di queste normative ha fissato gli obiettivi generali del settore, le regole per garantire l’adozione delle fonti rinnovabili nel settore dei trasporti, del riscaldamento e del raffreddamento, e i principi e le regole comuni per i regimi di sostegno delle energie rinnovabili.

Fra le novità introdotte vi sono le Comunità energetiche rinnovabili (Cer): entità riconosciute legalmente finalizzate a fornire benefici ambientali, economici e sociali ai propri shareholder e membri e alle località in cui operano attraverso l’autoconsumo di energia prodotta da impianti sostenibili e condivisi dalla comunità. Sono dunque stati stabiliti i requisiti obbligatori per le Cer:

  • i loro membri possono essere solamente PMI, persone fisiche o autorità locali (compresi i comuni)
  • si basano su partecipazione aperta e volontaria
  • non devono perseguire profitti finanziari.

Il loro obiettivo è trasformare i consumatori in parte attiva del processo produttivo energetico a Km zero e la creazione di reti intelligenti (smart grids). Questo nuovo paradigma dovrebbe sostenere e promuovere lo sviluppo dell’industria attraverso progetti più piccoli, semplificati e diffusi. Tuttavia, l’incertezza della normativa italiana frena lo sviluppo delle Rec: secondo Legambiente sono circa 100 le Comunità energetiche rinnovabili istituite in Italia a giugno 2022, ma solo 16 hanno completato l’intera procedura di registrazione e solo tre hanno ottenuto gli incentivi statali. La crisi energetica ha sottolineato l’importanza di attuare rapidamente i nuovi modelli di produzione energetica, fra i quali le Rec rappresentano la soluzione più efficiente e sostenibile. Questo scenario fa presumere una loro rapida diffusione e l’accelerazione dello sviluppo del mercato energetico.