Emersione della crisi: messi a punto dal CNDCEC i primi 7 parametri di allerta

L’art. 13 del nuovo Codice della Crisi e dell’Insolvenza, che entrerà in vigore il 15 agosto 2020, ha affidato ai professionisti il compito di definire ogni tre anni un pacchetto di indici, con riferimento ad ogni tipologia di attività economica secondo le classificazioni ISTAT, che permettano una “ragionevole presunzione dello stato di crisi”.

Il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti, con il supporto di Cerved Group SpA, ha elaborato i primi 7 indici di allerta, che, applicati ad un campione di 568.000 bilanci relativi al periodo 2010 – 2015, hanno dimostrato di essere in grado di intercettare preventivamente circa il 50% dei casi in cui l’insolvenza si manifesta realmente. Da tale test di efficacia è emerso altresì come il sistema di allerta si attivi maggiormente nelle imprese di minori dimensioni, strutturalmente più fragili.

Il primo indicatore è costituito dal patrimonio che, nel corso della vita utile dell’impresa, subisce continue variazioni in relazione alle vicende economiche sociali. Un patrimonio netto negativo o ridotto al di sotto dei limiti di legge per effetto di perdite di esercizio, anche cumulate, rappresenta un primo forte segnale di allarme. Questa circostanza costituisce un pregiudizio alla continuità aziendale, ma è prevista la possibilità di dimostrare l’assunzione di provvedimenti tempestivi e risolutivi di ricostituzione del patrimonio stesso.

A fronte di un patrimonio netto positivo, il secondo indicatore è rappresentato dal cosiddetto DSCR (Debt Service Coverage Ratio) a 6 mesi, che, se inferiore a 1, dimostra l’incapacità prospettica dell’impresa di sostenere i debiti per il periodo considerato.

Qualora il patrimonio netto risulti positivo e il DSCR appaia non disponibile o non affidabile, la verifica deve orientarsi verso l’applicazione dei seguenti cinque indici sintetici, con soglie diverse a seconda dei settori di attività:

  1. Oneri Finanziari/Ricavi, che valuta l’incidenza degli oneri finanziari rispetto ai ricavi di esercizio;
  2. Patrimonio Netto/Debiti Totali, che valuta l’equilibrio tra i mezzi propri e i capitali di terzi (adeguatezza patrimoniale);
  3. Attivo corrente/Passivo corrente, indice di liquidità primaria o current ratio, che valuta la solvibilità aziendale per il tramite del rapporto tra attivo corrente e passivo corrente;
  4. Cash Flow/Attivo, che valuta la capacità dell’impresa di produrre flussi di cassa in rapporto alle attività investite;
  5. Indebitamento Previdenziale e Tributario/Attivo.

Infine si segnala che, con l’obiettivo di rendere più efficiente l’utilizzo delle soglie di allerta, lo studio effettuato dal CNDCEC propone come soluzione ideale il superamento congiunto dei suddetti cinque parametri.

I professionisti Andersen & Legal  sono a disposizione per fornire ulteriori informazioni e chiarimenti in merito all’argomento in commento.