Arte: chi tutela i beni culturali nel Metaverso?

Un concerto all’Arena di Verona o una piece teatrale sul balcone di Giulietta Capuleti nella realtà virtuale, tutto questo senza chiedere il permesso a nessuno.

Chi protegge i nostri beni culturali dal libero utilizzo nel Metaverso? È la provocazione lanciata dall’avvocato di Andersen Emanuele Sacchetto nel corso di un’intervista rilasciata al giornalista Matteo Sorio del Corriere del Veneto in occasione del convegno organizzato dallo Studio a Verona dal titolo “Digitalizzazione di valori: token e NFT. La circolazione degli strumenti finanziari e diritti di proprietà intellettuale”.

In generale, l’esigibilità del canone per l’utilizzo di un’opera d’arte nel Metaverso spetta a chi detiene i diritti d’autore dell’opera, solitamente l’artista.

Secondo la legge italiana invece, diverso è il caso dei beni culturali che non sono soggetti a diritto d’autore: in questo frangente, la concessione dei diritti di utilizzo per fini commerciali, nel mondo reale come in quello virtuale, spetta teoricamente all’ente responsabile della tutela dell’opera, come il museo o l’amministrazione. Famoso è il caso della Galleria degli Uffizi che ha venduto l’NFT del Tondo Doni.

I musei e la Pubblica Amministrazione devono essere in grado di regolamentare la circolazione e l’utilizzo dei propri beni anche nel Metaverso e di affrontare le complesse sfide legali che si presenteranno. Sarebbe un passo importante sia per la tutela dei monumenti stessi che per dimostrare un’apertura a un utilizzo alternativo e contemporaneo.