Morri: “Nessuna fuga dalla casa a causa della direttiva Epdb”

Giacomo Morri su Requadro parla della direttiva EPBD

La testata Requadro, attiva nel settore del Real Estate, ha pubblicato un’intervista al partner di Andersen e professore di SDA Bocconi Giacomo Morri trattando il tema della direttiva EPBD (case green) dell’Unione Europea che ha come obiettivo la mitigazione delle emissioni di gas serra e il passaggio a fonti energetiche sostenibili in relazione agli edifici. Il giornalista Federico Lucarelli ha chiesto a Morri se ritiene giustificato il clima di incertezza che sembra condizionare i proprietari di immobili e abitazioni che, apparentemente, potrebbero trovarsi costretti a spendere somme considerevoli per l’adeguamento energetico delle proprie abitazioni.

Di seguito pubblichiamo un piccolo estratto:

 

Professor Morri, pensa che i proprietari delle case incorreranno in costi insostenibili? È verosimile prevedere che i proprietari saranno talmente spaventati da questi ultimi da vendere casa in massa?

GM: Tutto dipende dal livello di efficienza energetica di partenza, ma in alcuni casi certamente i costi saranno rilevanti o potrebbero non rendere conveniente l’adeguamento. Diversamente, non credo che ci sarà una corsa a vendere le abitazioni: al momento non si conoscono gli interventi che saranno richiesti, e soprattutto con quali tempi. Ma in ogni caso, stante la scarsità di abitazioni, è alquanto improbabile che si potranno imporre limitazioni all’utilizzo, per cui non vi è ragione per vendere la casa in cui si vive.

 

Quali saranno le conseguenze economiche di questa direttiva? Pensa che queste vadano a modificare l’equilibrio di domanda e offerta di immobili? Quale sarà l’impatto sui prezzi delle case?

GM: Tutto dipenderà dai vincoli effettivi che verranno posti al loro utilizzo e alla loro trasferibilità, per cui è difficile in questo momento alcun tipo di previsione. Certamente, questa direttiva va nella direzione di accelerare l’obsolescenza degli edifici, rendendo meno appetibili, certamente per gli investitori, ma anche per gli utilizzatori, quelli meno efficienti. In generale, come già è in atto, mi aspetterei un aumento del divario tra edifici nuovi ed usati, con quelli più datati che, avendo maggiori difficoltà nel raggiungere anche con una ristrutturazione una prestazione energetica che soddisfi i requisiti minimi, si svaluteranno ulteriormente. Mentre nel mercato residenziale è più difficile osservare il fenomeno, nel mercato commerciale, in particolare quello degli uffici, c’è già una forte polarizzazione tra edifici idonei, per i quali la domanda è alta, complici anche i bilanci di sostenibilità degli utilizzatori, e quelli non idonei, per cui sta diventando sempre più difficile trovare utilizzatori.

 

Ritiene che ci siano gli strumenti finanziari e gli incentivi adeguati per portare a termine questa impresa? Come potrebbero essere coinvolte le banche?

GM: Gli incentivi fiscali presenti hanno i limiti e gli effetti ben noti, ma dubito che lo Stato possa farsi carico dell’enorme onere di riqualificazione del patrimonio immobiliare privato, viste le difficoltà che già ha nella gestione del proprio. Le banche avranno interesse a finanziare la ristrutturazione di quegli immobili per cui esisterà una domanda di utilizzo, quindi significa che, soprattutto nei mercati secondari e nelle zone periferiche, sarà difficile attendersi una loro partecipazione.